Problematiche della spalla parte 3: la sindrome da conflitto

In questa condizione la cuffia dei rotatori viene patologicamente compressa contro la struttura anteriore dell’arco coracoacromiale, il tetto dell’acromion, il legamento coraco-omerale e l’articolazione acromion-clavicolare. L’irritazione muscolare che ne consegue compromette la funzione di depressione della testa omerale durante le attività sopra al capo, ovvero c’è un ridotto spazio per la testa dell’omero il che intensifica ulteriormente il processo di conflitto. I sintomi tipici della sindrome da conflitto sono dolore alla spalla, debolezza e parestesie all’arto superiore. E’ fondamentale fare diagnosi differenziale con problematiche di origine cervicale.

Neer ha distinto tre stadi di conflitto, in rapporto all’età del paziente, ai dati dell’esame obiettivo e al decorso clinico.

Nel primo stadio (pazienti giovani, ma anche a qualsiasi età) si distingue edema ed infiammazione e si parla di lesione reversibile. I segni fisici sono: dolorabilità alla palpazione della tuberosità dell’omero e al solco anteriore dell’acromion, arco doloroso di abduzione tra i 60 e i 120° che aumenta con la resistenza a 90°, segno di conflitto positivo, arco di movimento limitato.

Nel secondo stadio (età tipica 25-40 anni) si rilevano fibrosi e tendinite, tra i segni più caratteristici troviamo la possibilità di crepitio più intenso per la presenza di tessuti cicatriziali nello spazio sotto-acromiale, sensazione di blocco quando si abbassa il braccio di circa 80°, arco di movimento limitato sia attivamente che passivamente.

Nell’ultimo stadio (sopra i 40 anni) si possono avere speroni ossei e rotture dei tendini, oltre ai segni caratteristici delle precedenti fasi si rileva una limitazione del movimento più accentuata se questo è attivo, un’atrofia del muscolo sottospinoso, una debolezza netta nell’abdurre ed extraruotare la spalla, un interessamento del tendine del capo lungo del bicipite (anteriormente) e una dolorabilità all’articolazione acromion-claveare.

Il trattamento è prima di natura conservativa, si interviene chirurgicamente laddove questo risulti fallimentare (minimo tre mesi di terapia medica e fisioterapica). Il trattamento conservativo è in genere molto efficace e comprende una serie di modalità terapeutiche che includono terapia farmacologica e un programma riabilitativo ben strutturato per fasi. Possono essere associate terapie fisiche antinfiammatorie ed antalgiche, ma la parte della chinesiterapia associata all’esercizio resta fondamentale. All’inizio vengono proposti esercizi al di sotto dei 90° per evitare il conflitto. Il programma solitamente parte da esercizi in catena cinetica chiusa e successivamente vengono inseriti quelli in c.c. aperta; servono a recuperare la capacità della cuffia dei rotatori di deprimere e stabilizzare la testa dell’omero, favorendo un progressivo aumento dello spazio per la testa omerale. Non si cerca precocemente il rinforzo del deltoide per evitare un aumento sproporzionato delle forze dirette verso l’alto sull’omero. Sono fondamentali invece gli esercizi di stabilizzazione della scapola affinchè la cuffia lavori correttamente. Una rieducazione efficace si completa solitamente in sei mesi di trattamento conservativo appropriato, fondamentale è senz’altro il lavoro che il paziente compie in autonomia a casa o in palestra nei mesi post-acuti.