Il mito dei pasti frequenti per perdere grasso

pasti frequenti perdere pesoSchoenfeld ci propone un ennesimo articolo in cui si parla del luogo comune ‘pasti più frequenti per perdere più grasso’. Di questo mito ho parlato molto negli ultimi anni, una credenza che ancora oggi viene supportata da molti del settore alimentare. In realtà la cosa non è che sia mai stata ben documentata nel mondo scientifico, era un’ipotesi che era stata avanzata da alcuni e dimostrata in alcuni studi non ben controllati a livello dietetico sull’uomo o su animali. La cosa è stata ben ufficializzata dallo stesso Schoenfeld, Aragon, Krieger et al con una esaustiva meta-analisi degli studi controllati pubblicata l’altro anno (http://nutritionreviews.oxfordjournals.org/content/73/2/69). Qui si concluse che, davanti alla mole di dati pubblicati in letteratura negli ultimi 50 anni, non c’era consenso poter dire che fare pasti più frequenti durante la giornata favorisca una maggiore perdita di grasso (ovviamente a parità di dieta).

Qui lo Schoenfeld pubblica un altro articoletto reader friendly in cui si fa ancora il punto su quello che la meta-analisi (la prima sull’argomento, che mi risulti) aveva concluso. Come al solito c’è una netta discrepanza tra gli studi ‘free-living’ e quelli in ‘metabolic ward’, i primi fanno affidamento su diari alimentari e sono notoriamente scadenti nel controllo dietetico (cioè non possono controllare in maniera meticolosa l’apporto calorico), mentre i secondi sono il gold standard del controllo calorico, e quindi sono il massimo dell’attendibilità scientifica per provare il nesso di causalità nell’impatto delle variabili della dieta sulla composizione corporea.

L’argomento si potrebbe spostare verso il contesto ‘ad libitum’ nel mondo reale. Infatti la perfetta parità di calorie, come al solito, non è un contesto reale ma sperimentale, e viene organizzata proprio per estrapolare il nesso causale. Ma per quanto riguarda le implicazioni nel mondo reale un’altra ipotesi a supporto dei pasti frequenti sostiene che assumere pasti più regolarmente sopprima di più la fame e quindi porti a mangiare di meno. In realtà anche se questo sembra apparire come una realtà consolidata tra i nutrizionisti, in letteratura è un argomento dibattuto, con evidenze che sostengono l’opposto. In altri termini, non è vero che aumentare il numero dei pasti aiuta di più a sopprimere la fame portando a mangiare di meno.

Lo Schoenfeld conclude che la scelta nella frequenza dei pasti ideale sia un fattore soggettivo basato sulle preferenze e sulle abitudini del singolo. Questo in termini pratici vuoldire che è inutile stressarsi sforzandosi di mangiare più spesso possibile con l’illusione che si dimagrirà di più, quello che conta è il bilancio energetico, e la frequenza dei pasti non lo influenza.